I ragazzi di Youth For Climate, in questi giorni, sono in congresso per trovare strategie valide per salvare il nostro pianeta e il nostro ambiente, evitando magari gli effetti meteorologi estremi: una di queste è legata alla mobilità indipendente che in questo periodo pandemico, con le restrizioni alle auto private in molti centri urbani, sta facendo esplodere a dismisura l’utilizzo dei monopattini in sharing. Uno studio di Arcadis, società globale di progettazione e consulenza urbana però, mette in guardia dagli attuali servizi di monopattini in sharing perché, almeno a livello di emissioni, non risultano affatto ecologici e contribuiscono al riscaldamento della terra al pari di una vettura con motore termico con 3 persone a bordo. Così dopo averne discusso sui social, il mese scorso un gruppo di attivisti di Youth For Climate di Angers, città di 150 mila abitanti della regione della Loira ha deciso di passare dalla teoria ai fatti e ha messo in pratica la prima azione di boicottaggio contro 108 monopattini dei servizi di sharing cittadino, mettendoli fuori uso con un adesivo che ha coperto il QR code che va inquadrato per poter utilizzare il servizio. La protesta e le tante altre che si stanno discutendo sui social in diverse città europee sta portando all’attenzione dell’opinione pubblica un aspetto poco conosciuto di questi mezzi che stanno vivendo da mesi un boom che sembra inarrestabile. Solo contro le auto con una o due persone o contro motocicli con motore termico e una sola persona a bordo risultano più sostenibili, ma solo fino a un certo punto.
Dai dati dello studio Arcadis, un monopattino in sharing emette mediamente 105,5 grammi di CO2 a chilometro. Appena 5 grammi in meno di un’automobile con tre persone a bordo che ne emette mediamente 111 (per persona) e addirittura di più di un’auto elettrica con una sola persona a bordo (103 g/Km). Quindi una persona che sceglie un’auto elettrica con tutto il suo ingombro e la sua stazza riesce a risparmiare 2,5 grammi di CO2 rispetto a uno striminzito e meno sicuro monopattino. Non c’è naturalmente storia con treni, metropolitane e tram che risultano i mezzi più sostenibili con una media di 6 gr/km per passeggero. Pullman elettrici (21,7 g/km) ed ibridi (74,3 g/km) fanno meglio del monopattino. Un po’ peggio (154 g/km) per gli autobus diesel che però svolgono un servizio di pubblica utilità e il dato si ottiene calcolando anche i chilometri in cui girano senza passeggeri. A fare davvero peggio a livello di emissioni troviamo i motocicli e scooter di cilindrata inferire a 750cc (204 g/km), quelli con una cilindrata superiore (231 g/km) e le automobili endotermiche con un solo passeggero (oltre i 250 g/km).
Come fa un mezzo così piccolo ad emettere così tante emissioni?
A spiegarlo è lo stesso studio di Arcadis: se il solo utilizzo da parte dell’utente comporta un consumo di appena 2,5 g/km di CO2, a incidere in maniera esponenziale nel calcolo delle emissioni è la produzione che viene svolta in Asia, in aziende non troppo rispettose della sostenibilità, i materiali e il trasporto intercontinentale. L’altra grossa parte delle emissioni è determinata dai furgoni di assistenza utilizzati dalle compagnie di sharing per prelevarli, ricaricarli e risistemarli continuamente nelle città. Tutto questo per una vita media del prodotto considerata breve, che non supera i 18 mesi. In più, secondo una nuova opinione che si sta consolidando, in molti casi più che essere un’alternativa all’automobile, questi si stanno rivelando un’alternativa al raggiungimento di una destinazione a piedi o con il mezzo pubblico. E quindi queste emissioni rischiano di essere aggiuntive piuttosto che sostitutive.